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La nuova tariffa forense: cosa c'è da sapere

La nuova tariffa forense: cosa c'è da sapere

Il Consiglio Nazionale Forense si è espresso sulla tariffa oraria di retribuzione per gli avvocati

26/04/2022

Mediante l’articolo 27 bis al D.M. 55/2014 il CFN ha proposto al ministero della giustizia la quantificazione oraria della tariffa stragiudiziale come forma di retribuzione dell’avvocato, parametro già previsto dalla legge professionale del 2012.

La proposta del Consiglio Nazionale

Con la delibera 535 assunta dall’adunanza del 9 febbraio 2022 il Consiglio Nazionale ha proposto delle modifiche riguardanti i parametri di compensazione per la professione forense, tra le proposte più importanti si è parlato di individuare una soglia economica di riferimento per la compensazione temporale dell’avvocato. Si vorrebbe quindi introdurre il seguente testo: “Art. 27 bis: Nel caso di pattuizione dei compensi a tempo, si tiene conto dei seguenti valori indicativi: da un minimo di euro 200,00 ad un massimo di euro 500,00 per ciascuna ora o frazione di ora.”.

Parere favorevole da parte del Consiglio di Stato

Il Ministero della Giustizia, nell’adunanza del 17 febbraio ha ottenuto il parere favorevole del Consiglio di Stato sull’introduzione di una tariffa oraria forense ai sensi dell’art. 13 comma 3 che già prevedeva l’introduzione di una tariffa oraria di retribuzione per la quale era stata poi individuata una soglia economica di riferimento.

La proposta del Consiglio Nazionale Forense

Il Consiglio Nazionale Forense ha proposto di quantificare questa tariffa oraria in una forbice di valori che partono da un minimo di 200 euro fino ad un massimo di 500 per ogni ora o frazione di ora senza scaglioni di valori all’interno della forbice. Ciò significa che per quantificare il valore di un’ ora di lavoro di un avvocato, tramite questa nuova tipologia di remunerazione sarà necessario tener conto sia del valore della pratica che dell’attività richiesta.

Come redigere la tariffazione oraria

La quantificazione del compenso orario dovrà disporre di un contratto scritto, pena la nullità dell’accordo in caso di mancanza di esso. Le parti del contratto d’opera intellettuale, nell’eventualità in cui scelgono di quantificare e parametrare l’attività stragiudiziale dell’avvocato stabiliranno anche l’importo orario. L’utilità della proposta della legge forense deriva da quanto previsto nell’art. 13, comma 5 che stabilisce l’obbligo dell’avvocato di comunicare in maniera scritta a colui che gli conferisce il compito, distinguendo tra oneri, spese e compenso professionale.

Nel caso in cui le parti adottino una tariffazione oraria dovrebbe ritenersi obbligatoria la previsione di un tetto massimo di remunerazione dell’espletamento dell’incarico professionale. La violazione di questo tetto o il mancato adempimento dell’incarico da parte del professionista determinerebbe a suo carico una responsabilità oltre che disciplinare di tipo contrattuale con conseguente obbligo di risarcire i danni recati.

Cosa accade con la modifica

Il riferimento dell’art.13 comma 3 potrebbe fare pensare a una sostanziale inutilità della modifica dato che in materia di compenso contrattuale di prestazione d’opera intellettuale si stabilisce che assuma rilevanza primaria l’accordo liberamente concluso tra le parti, rendendo quindi obsoleta questa modifica. Infatti, l’introduzione di una tariffa sarebbe utile solo nel caso in cui l’accordo tra le due parti non venga rispettato. Di fatto quindi la tariffa oraria rischierebbe potenzialmente di penalizzare l’efficenza e la produttività del professionista, non offrendo comunque al cliente un chiaro riferimento iniziale impedendo la prevedibilità, pianificazione e controllo dei costi legali.

Inoltre in campo stragiudiziale la tariffa oraria non rappresenta la prestazione professionale tipica dell’avvocato, il quale normalmente offrirebbe prestazioni intellettuali indipendenti dal tempo Dedicato. Un avvocato infatti non è solito a “vendere” il proprio tempo ma offre competenze specifiche e soluzioni giuridiche ad alto valore aggiunto non quantificabili temporalmente.

Prospettive della riforma

Sarebbe necessario al posto di un metodo di pricing basato su una tariffa oraria e un tetto massimo di remunerazione, individuare una modalità di calcolo del compenso legato al valore effettivo percepito dal cliente e sopratutto basato sul raggiungimento di risultati e adempimento degli incarichi affidati dal cliente al professionista. Allineare quindi gli interessi delle due parti, creando un sistema di retribuzione basato sui servizi offerti e ricevuti andrebbe a evitare che i rapporti tra cliente e avvocato si incrinino andando successivamente a ledere il rapporto fiduciario.

(fonte immagine: Yandex.com)

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