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Licenziare per migliorare la situazione economica

Licenziare per migliorare la situazione economica

Le aziende in crisi possono licenziare per giustificato motivo. Lo dice la Corte di Cassazione

08/06/2022

Nell'ultimo periodo si parla molto di licenziamenti e di mancate assunzioni. A tenere banco è l'onda lunga della crisi dovuta al Covid-19, che ha portato le aziende a doversi ridimensionare per sopravvivere (da un lato) e che dall'altro vede una crisi occupazionale per alcuni settori. Il reddito di cittadinanza e i bonus erogati durante il Covid-19 hanno consentito ad alcuni italiani di trovare una insperata serenità economica: basta il reddito più qualche piccolo lavoro non dichiarato per vivere in modo dignitoso ed evitare lavori massacrantri e usuranti.

Ne sanno qualcosa i ristoratori e i proprietari degli stabilimenti balneari che non riescono a trovare personale per la stagione e sono costretti ad arrangiarsi come possono. In questo articolo però parleremo degli imprenditori costretti a "licenziare" per mantenere viva e sostenibile l'azienda. La domanda che sorge spontanea è una sola: può un'azienda interrompere un rapporto di lavoro senza motivo giustificato solo per migliorare la situazione economica dell'azienda?

Si può licenziare senza giusta causa per mantenere l'azienda in attività?

La Corte di Cassazione si è espressa in merito a questo quesito e ha dato una risposta secca e perentoria che lascia poco spazio alle chiacchiere o alle giustificazioni. Secondo la corte Suprema infatti, qualsiasi titolare di un'azienda può licenziare i dipendenti se reputa che questa mossa possa aumentare la redditività dell'impresa. Se la motivazione è questa, insomma, decade la giusta causa (su cui tanto si sono battuti i sindacati). Se per mantenere la società viva e fatturante il proprietario decide di tagliare il personale, non può essere incriminato né portato in Tribunale.

Licenziamento per giustificato motivo

Tra le varie modalità di licenziamento, c'è quello per giustificato motivo oggettivo ed è il provvedimento a cui ricorrono i datori di lavoro per licenziare persone che non rientrano più nei piani dell'azienda e che ne mettono a repentaglio la sua presenza sul mercato. Altro discorso è il licenziamento per giusta causa, che è messo in atto dal proprietario di un'azienda per punire un comportamento o un'attività che ha arrecato danno. Il giustificato motivo è anche diminuire i costi del personale, se ritenuti esorbitanti o fuori dai canoni. Naturalmente non è una procedura che può essere portata avanti a cuore leggero e affinché un giudice dichiari legittimo questo tipo di licenziamento, devono sussistere alcune condizioni come la necessità di riorganizzare in maniera concreta ed effettiva l’azienda attraverso la soppressione di alcuni posti di lavoro.

Deve sussistere poi un nesso di casualità: il licenziamento non può essere seguito dall'assunzione di un pari livello. Inoltre, l'azienda deve fare di tutto per cercare di ricollocare la persona in un altro reparto o in un altra sede nel tentativo di mantenerlo all'interno e deve prevedere per lui anche una mansione inferiore.

Licenziamento per motivi economici

Attorno al licenziamento per motivi economici, vi sono decine di sentenze che si possono impugnare e che restituisconoi un quadro mutevole, cangiante e indefinibile con un semplice aggettivo. La Cassazione ha confermato che il licenziamento per motivazioni economiche deve essere giustificato e non è possibile ridurre il personale con questa modalità se non ci sono delle situazioni economiche sfavorevoli in grado di interessare l’azienda come un mercato in forte contrazione. In una recente sentenza, la Corte definisce legittimo il licenziamento del dipendente SOLO quando comporta l’aumento della redditività dell’azienda.

Ai fini della legittimità del provvedimento – si legge nella sentenza – «l’andamento economico negativo dell’azienda non costituisce un presupposto fattuale che il datore di lavoro debba provare, essendo sufficiente che le ragioni inerenti all’attività produttiva e dall’organizzazione del lavoro, comprese quelle dirette a una migliore efficienza gestionale ovvero a un incremento della redditività, determinino un effettivo mutamento dell’assetto organizzativo attraverso la soppressione di un’individuata posizione lavorativa».

Procedura per il licenziamento per motivi economici

Una volta che il datore di lavoro ha deciso di licenziare per mantenere in piedi l'azienda, deve comunicare il provvedimento al dipendente in forma scritta e rispettare il preavviso secondo quanto stabilito dal contratto nazionale. In caso contrario l’azienda è tenuta a pagare al lavoratore l’indennità sostitutiva. La comunicazione, inoltre, deve avere all'interno i motivi del licenziamento. I dipendenti assunti prima dell’entrata in vigore del Jobs Act (quindi prima del 7 marzo 2015) e che lavorano per un’azienda che supera i 15 dipendenti sono costretti ad attivare devono attivare il procedimento di conciliazione presso la Direzione territoriale del lavoro del luogo in cui è ubicata l’azienda.

Il datore avrà già comunicato alla DTL l’intenzione di provvedere al licenziamento e il lavoratore verrà convocato entro sette giorni per il tentativo conciliatorio. Se la conciliazione non produce alcun accordo, il datore può procedere al licenziamento e il dipendente interessato può avviare una causa presso il tribunale del lavoro competente per territorio.

(fonte immagine: Yandex.com) 

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