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Cosa sappiamo sulla riforma della giustizia

Cosa accade con la riforma dell’ordinamento giudiziario

Entra nel vivo la discussione sulla legge di riforma dell'ordinamento giudiziario

26/04/2022

Si è aperta alla camera la discussione generale sul disegno di legge di riforma dell’ordinamento giudiziario e del consiglio superiore della magistratura. Questo provvedimento, a più di un anno dalla sua prima apparizione ha ancora svariati ostacoli da affrontare nel suo cammino. Dopo le centinaia di emendamenti depositati in Commissione su cui si è trovato un parziale accordo, in aula se ne attendono altre decine da parte di partiti che detengono la maggioranza. Emendamenti da parte di Lega e Italia Viva. Sembra essere quasi certo che sia Lega che Italia Viva depositeranno ulteriori emendamenti in Commissione, presumibilmente ne vedremo dai 3 ai 5 per la Lega, focalizzati sui temi dei referendum sulla giustizia ovvero: separazione ancora più stringente delle funzioni, responsabilità civile diretta e freno alle misure cautelari.

Il silenzio di forza Italia, PD e 5 stelle

Questi 3 partiti non hanno attualmente proposto nuovi emendamenti, nonostante si supponesse che i 5 stelle avrebbero chiesto di reintrodurre la possibilità per i magistrati di esercitare almeno due volte il passaggio di funzioni da giudice a pubblico ministro. Il Movimento 5 Stelle ha però annunciato l’astensione nel voto finale. Mentre nonostante il silenzio di Forza Italia, al partito è stato espressamente chiesto di non votare gli emendamenti della Lega e attenersi a pareri contrari espressi dal governo. Ecco le parole di Maria Carolina Varchi, Fratelli d’Italia: “Questa riforma non è stata scritta in Parlamento. Lo dimostra il fatto che abbiamo atteso nove mesi che il governo si degnasse di mandare i propri emendamenti. Un atteggiamento inaccettabile su un provvedimento del genere, che nelle dichiarazioni della ministra Marta Cartabia aveva la priorità assoluta”.

L’intervento di Draghi sulla riforma

Il premier Mario Draghi per quanto riguarda la riforma ha annunciato a tempo debito di non voler porre la questione della fiducia, ma il tempo è poco in quanto le nuove norme dovrebbero entrare in vigore entro il rinnovo del CSM previsto per il prossimo luglio. Se il premier dovesse ritornare sui propri passi e optasse per la fiducia, in ogni caso il provvedimento dovrebbe obbligatoriamente ritornare in commissione per raggruppare tutti i 43 articoli in due, uno per le previsioni a efficacia diretta e uno per le deleghe.

Nell’eventualità in cui ciò non avvenga il governo rischierebbe di cadere su ogni articolo. Il vertice tra la ministra e i responsabili della Giustizia appartenenti ai partiti di maggioranza ha fatto emergere il proponimento di approvare il testo senza la fiducia.

Possibile sciopero dei Magistrati

L’Associazione Nazionale dei Magistrati potrebbe indire uno sciopero per manifestare contro la riforma in quanto alcune previsioni in essa elencate risulterebbero pericolose per le garanzie di indipendenza dell’ordine giudiziari. Nel testo, infatti, si parla di un “fascicolo per la valutazione del magistrato” al cui interno verranno inseriti dati e parametri da seguire per poter valutare nel complesso l’attività svolta dal magistrato sia in ambito quantitativo che qualitativo. Questi parametri dovranno essere presi in considerazione dal Csm per redigere le valutazioni di professionalità che atte agli avanzamenti di carriera dei singoli. Questa nuova norma voluta fortemente dal deputato Enrico Costa, è stata aspramente criticata dalla Magistratura in quanto trasformerebbe i magistrati in burocrati.

Inoltre l’attuazione di queste modifiche potrebbero scoraggiare i magistrati dall’affrontare inchieste più complesse. A riguardo della riforma l’associazione nazionale dei Magistrati ha convocato una conferenza stampa nella quale ha dichiarato che “Non siamo una casta che si chiude al suo interno, abbiamo approfittato di ogni momento di confronto, siamo consapevoli che è necessaria una riforma, ma diversa da quella all’esame del parlamento, che guarda molto al passato, accentua la strutturazione gerarchica, accentra i poteri in capo ai dirigenti dell’ufficio e utilizza la leva del disciplinare per controllare i magistrati e indurre ad avere maggior timore nel momento in cui si approcciano al loro delicatissimo mestiere”. Con queste dichiarazioni l’ANM lascia intendere che la possibilità di sciopero è ancora sul tavolo.

(fonte immagine: Yandex.com)

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