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Lo smart working dal punto di vista legale

Lo smart working è diventato una modalità lavorativa. Cosa succede se un dipendente si rifiuta?

25/01/2024

La diffusione della pandemia ha trasformato lo smart working in una modalità di lavoro consolidata. Inizialmente considerato come un'opzione, il suo ruolo è diventato cruciale per sostenere le aziende e gli individui a causa dell'epidemia di Covid, che sembra essere “ormai” alle spalle. Tuttavia, la legislazione deve ancora affrontare alcuni aspetti ambigui legati a questa forma di lavoro. Partiamo da un assunto: nessun lavoratore può essere costretto a adottare lo smart working contro la propria volontà, poiché ogni accordo deve essere basato su un consenso reciproco tra le parti coinvolte. Anche se lavorare in parte in ufficio e in parte da casa può sembrare un'opportunità eccezionale, non è praticabile per tutti, a causa di limiti spaziali o connessioni internet insufficienti nelle proprie abitazioni. La legge protegge la libertà di scelta di entrambe le parti coinvolte e proibisce qualsiasi atto di ritorsione o discriminazione da parte dell'azienda nei confronti dei dipendenti che non desiderano adottare lo smart working.

Lo smart working in Italia: come funziona

Per quanto riguarda la legislazione sullo smart working, è necessario stipulare un accordo formale tra datore di lavoro e lavoratore, che deve essere scritto e comunicato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali attraverso il portale Cliclavoro. L'accordo deve includere informazioni fondamentali, come i dettagli delle parti coinvolte, la durata del lavoro agile (tempo determinato o indeterminato), le modalità di svolgimento del lavoro a distanza, le regole sulla disconnessione del lavoratore e altro ancora.

La legge è chiara nel sostenere che lo smart working non può essere imposto dai datori di lavoro e deve sempre essere una scelta libera e volontaria basata sul consenso reciproco. Se un datore di lavoro tenta di imporre lo smart working, il lavoratore ha il diritto di rifiutare senza dover fornire giustificazioni. In caso di accettazione dell'accordo di smart working, ogni lavoratore ha il diritto di recedere dall'accordo con un preavviso di 30 giorni o immediatamente in caso di giustificato motivo di recesso. In tal modo, il lavoratore può tornare alle modalità di lavoro convenute nel contratto originale. Il rifiuto dello smart working è un diritto legittimo, e il datore di lavoro non ha il potere di imporlo ai dipendenti.

Lo smart working oggi e la “settimana breve”

Nelle grandi aziende e nelle PMI, il concetto di smart working sta guadagnando terreno, mentre nelle microimprese e nel settore pubblico sembra perdere slancio. Parallelamente, stanno emergendo le prime sperimentazioni legate alla settimana lavorativa più breve. Il termine smart working può assumere varie accezioni: da una semplice modalità di lavoro da remoto a un dispositivo di welfare aziendale. Tuttavia, è imperativo riconsiderare attentamente il concetto per coglierne appieno la portata e l'importanza.

Si rileva che le persone che beneficiano dello smart working sperimentano un notevole miglioramento del benessere e dell'engagement lavorativo. Inoltre, adottare la pratica del lavoro da remoto solo due giorni a settimana può portare a una significativa riduzione delle emissioni di CO2, pari a 480 kg all'anno per ogni individuo.

Nel corso del 2023, il prestigioso Smart Working Award 2023 è stato assegnato a Grenke, ShopFully, ARERA e all'iniziativa SmartBo, attestando l'importanza sempre crescente del concetto di smart working. Contrariamente alle previsioni che vedevano una sua possibile diminuzione dopo il Covid, lo smart working in Italia sta rafforzandosi e tornando a crescere. Dopo un picco durante la pandemia e una moderata flessione negli ultimi due anni, il numero di lavoratori da remoto nel nostro paese si è stabilizzato nel 2023 a 3,585 milioni, registrando un lieve incremento rispetto ai 3,570 milioni del 2022 e un notevole aumento del 541% rispetto ai livelli pre-Covid. Si stima che nel 2024 ci saranno 3,65 milioni di smart worker in Italia.

Dove è usato lo smart working

Nel corso del 2023, il lavoro da remoto ha conosciuto una crescita particolarmente marcata nelle grandi aziende, coinvolgendo oltre il 50% dei lavoratori, pari a 1,88 milioni di individui. Si è osservato anche un modesto incremento nelle PMI, coinvolgendo 570,000 lavoratori, equivalenti al 10% della forza lavoro. Al contrario, si è registrato un calo nelle microimprese (620,000 lavoratori, l'equivalente del 9% del totale) e nelle Pubbliche Amministrazioni (515,000 dipendenti, il 16% del totale). Il 96% delle grandi aziende lo ha introdotto e il 20% di esse sta cercando di estendere questa pratica anche a ruoli tecnici e operativi precedentemente esclusi. Viene adottato anche dal 56% delle PMI, dove spesso viene implementato in modo informale, a livello di team specifici, e dal 61% delle Pubbliche Amministrazioni, con iniziative strutturate più comuni nelle realtà di maggiori dimensioni.

(fonte immagine: Freepik) 

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